Les souffleurs

Souffler significa respirare. E il respiro della poesia è grande e profondo. Forse a questo si sono ispirati i Souffleurs, commando di poeti militanti ormai famosi in tutto il mondo.

Armati di un tubo nero telescopico lungo 170 cm, quanto l’altezza media dell’ uomo moderno, e di tante parole poetiche, i souffleurs arrivano adagio e discretamente secondo la modalità dell’apparizione/disparizione. I luoghi che scelgono sono i più diversi, dalle piazze storiche delle città alle piccole librerie, dai musei ai caffè. Dispongono degli ombrelli aperti a terra, dei confessionali nei quali ospitare un numero risretto di partecipanti curiosi. Chiunque abbia voglia di partecipare alla performance può sedersi sotto l’ombrello, aspettando la pioggia di versi.

Rigorosamente in numero dispari e vestiti di nero, per non distrarre l’occhio degli spettatori, i souffleurs cominciano il loro percorso nella parola. Camminando silenziosi tra i loro ‘ospiti’ appoggiano delicamente l’estremità del tubo all’orecchio attento di chi è pronto ad ascoltarli… e declamano poesie. Poesie proprie, poesie di altri autori, aforismi, pensieri.

Sussurrano all’orecchio, suggeriscono, raccontano. In francese si direbbe ‘ils chuchotent’.

La loro voce arriva dall’alto, come una preghiera, un vaticinio, un messaggio alieno e ultramondano. Colpisce nel segno, incanta, meraviglia.

NeI manifesto programmatico redatto nel 2001, i souffleurs sostengono che ‘l’uomo si riproduce attraverso la parola’ e riprendono G. Deleuze nel dire che ‘l’uomo è la somma delle potenzialità dei punti di vista’.

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