Autoritratto

Un cult. Davvero da non mancare quest’antologia della ‘Parigitudine’ scritta con ironia e dovizia di particolari da Olivier Magny, giovane enologo parigino DOC. Forse la sua lunga permanenza negli USA gli ha fatto riconsiderare i suoi concittadini con uno sguardo più critico, o forse era stanco di sentire tali e tante dicerie da chi in città non era passato che per un weekend.
In sessantotto brevi capitoli illustrati genialmente da Marie Sourd, le duecento pagine di questa preziosa edizione 10/18 si lasciano divorare.
L’autore ci porta per mano nei vicoli della città, così come lungo i Grands Boulevards, ad ascoltare quali sono i modi ‘giusti’ di parlare alla parigina (c’est trop top, trop cool, trop…) o a spiare cosa non possa mai mancare sulla tavola di un ristorante (une SanPé, le cafè gourmand, le caramel au beurre salé…).
Scopriamo quali sono le debolezze dei veri parigini o dei sedicenti tali, le loro abitudini di vita e i piaceri del weekend.
Andare a mangiare dei sushi ‘dans un p’tit resto’ en rue st. anne’, per esempio, o andare al cinema a vedere un film ‘plutôt pas mal’, rigorosamente en V.O. (versione originale), o fare un ‘p’tit week-end en Normandie’…
Mode del momento e consuetudini consolidate nel tempo disegnano con tratti umoristici lo stereotipo del nuovo parigino, proprio quello che rifugge gli stereotipi e si sente sempre e comunque al di sopra di tutto e tutti.
Rispetto ad un altro classico del genere, ‘A year in the Merde’, di Stephen Clarke, che pure forse recensirò prossimamente, Dessine-moi un Parisien ha il pregio di essere scritto da un autoctono, con tutto il potere e l’originalità dell’autocritica.
Consigliato a tutti quanti coloro non vogliano perdere qualcosa di ‘vachement sympa’… vaccamente simpatico = molto divertente.

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