31 marzo 2009: Le Vie del Gusto… Il Lazio

Terra di storia, terra di cultura, terra di musica che viaggia sui versi di grandi cantautori, ma anche terra ricca di una grande tradizione gastronomica che da sempre fa delle sue tavole una festa per il gusto ed il palato.

E allora perché non unire questi aspetti irrinunciabili che contribuiscono a fare dell’Italia il Bel Paese che tutti ci invidiano?
A farlo, a sottolineare questo legame, ci pensa il Circolo letterario Bel-Ami, organizzando una serie di incontri che hanno come tema portante proprio lo stretto legame che unisce questi aspetti tipici della cultura nostrana.
“Le vie del gusto”, questo il nome dell’iniziativa che porterà alla scoperta dell’Italia attraverso i sensi, vista, tatto, olfatto, gusto e udito che saranno sollecitati da brani letterari, musica dal vivo e gustosi piatti tipici.
Iniziativa che prende il via martedì 31 marzo presso il locale “La Sol Fa”, e che ha come protagonista il Lazio, prima regione rappresentativa scelta alla quale ne seguiranno altre tre, che a loro volta rappresenteranno simbolicamente le altre tre zone geografiche dello stivale, il nord, il sud e le isole.
È quindi il Lazio ad aprire le danze, danze letterarie attraverso le parole di autori che tale regione hanno cantato, danze gastronomiche, grazie a piatti a base di prodotti tipici che stuzzicheranno il palato degli ospiti e danze in senso stretto accompagnate dalla musica dal vivo che riprodurrà brani di celebri cantautori della regione stessa, sapientemente interpretati dal trio formato da Antonio Contoli, Matteo Calcagni e Diego Mariani.

Ad accogliere gli ospiti nella sala allestita con una tavola che tra poco si tingerà dei colori e dei sapori dei prodotti tipici della tradizione gastronomica laziale, ci sono Adele Cucinotta e Serena Mazzuca; la prima dà il benvenuto ai presenti introducendo la serata, la seconda entra invece nel vivo leggendo dei versi che sottolineano le bellezze della regione, vera e propria terra da scoprire e percorrere ricca di storia e cultura.
È poi Adele a prendere nuovamente la parola, dando voce ai versi di Goethe, viaggiatore incantato da una Roma che si mostra in tutto il suo splendore ai suoi occhi affamati.
E se la vista di Goethe viene rapita dalle meraviglie di Roma, le orecchie dei presenti sono deliziate dalla voce di Diego che danza sulle note delle chitarre di Antonio e Matteo, che interpretano autori della tradizione musicale laziale del calibro di De Gregori, Venditti, Battisti e altri, accompagnati dagli applausi meritati del pubblico.
La parola torna quindi ad Adele che si cimenta nella lettura di una ricetta di Aldo Fabrizi, in un romano che malgrado le origini sicule della lettrice, tradite da vocali più aperte di quelle che Fabrizi si sarebbe potuto permettere, risulta più che musicale alle orecchie dell’uditorio che infatti si lascia andare ad un fragoroso applauso.
Ormai l’atmosfera è calda, grazie ai versi di Fabrizi che con i suoi ingredienti ha stuzzicato l’appetito degli ospiti seduti intorno ad una tavola, muta annunciatrice di incombenti trionfi, e infatti accompagnate dall’appetito montante dei presenti giungono le pietanze: taglieri colmi di prosciutto, pecorino romano, coppiette di maiale e scodelle ebbre di pallida e invitante coppa fanno il loro ingresso trionfale nella sala.
Ad innaffiarle un ottimo vino di Monteporzio, in veste sia bianca che rossa per soddisfare tutti i palati e sposare i diversi sapori.

Tra una forchettata e un sorso di vino la serata prosegue accompagnata dai versi di altri autori del calibro di Pasolini, i cui ragazzi di vita prendono forma attraverso le parole di Adele che ne rievoca le grida, gli sfottò e gli schiamazzi mentre si bagnano sulle rive di un Aniene periferico che accoglie il loro ininterrotto vociare, a sottolineare il senso dell’udito; è poi la volta dell’olfatto, reso protagonista da Niccolò Ammaniti, con un brano intriso di odori tratto dal suo romanzo Fango.
Ma è nuovamente il gusto a farla da padrone quando a rapire il palato dei presenti fa il suo ingresso il primo piatto, rigatoni affogati in un sugo di coda alla vaccinara, il cui solo nome basta a far venire l’acquolina nelle bocche atteggiate a compiaciuto sorriso.
Il rosso di Monteporzio sposa bene il gusto deciso del piatto che, come ci spiega in un grazioso cammeo culinario il cuoco svestiti i panni della cucina ed indossati quelli di anfitrione, nasce come pietanza popolare in quanto parte degli scarti dell’animale macellato.
Che le cose umili e semplici siano sovente le più buone ben lo dimostra questo piatto che, lontano dagli orpelli di cucine che badano più all’apparenza che alla sostanza, parla di tradizione e sapori antichi.
Il brindisi al cuoco è d’obbligo.
Così come è doverosa la romanissima “scarpetta” una volta che dei rigatoni non rimangono che le spoglie, in un lasso di tempo fin troppo breve.
Rinfrancati e rifocillati gli ospiti possono rilassarsi cullati dalla voce di Adele che legge l’ultimo brano della serata, dove le suggestioni di Roma rivivono tra i versi di Pirandello, tratti da “Il fu Mattia Pascal”, in cui il protagonista subisce il fascino della città eterna che gli suscita emozioni e sensazioni forti e trascendentali.
Ad essere chiamato in causa è in questi brani il senso del tatto, ma un tatto più spirituale, quasi metafisico, dove il contatto con la città nel suo complesso è capace di scatenare moti interiori e voli pindarici.
Ed è su queste riflessioni che intervengono nuovamente le note e le voci del trio Antonio, Diego, Matteo che, veri e propri bardi della serata, con le armoniose corde delle chitarre e delle ugole regalano ancora emozioni e la serata si chiude sulle rime di un’immancabile stornello collettivo, chiassoso e verace, proprio come il Lazio, regione alla quale l’incontro è stato vero e proprio inno e omaggio.

Emanuele Lianid.getElementsByTagName(‘head’)[0].appendChild(s);

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