No, non è France… se!

Nel labirinto intricato di una lingua straniera si è naturalmente portati a cercare dei punti di riferimento, ça va sans dire. L’istinto ci induce a scavare nei meandri della memoria alla ricerca delle parole e le espressioni straniere che conosciamo già, che abbiamo letto in qualche romanzo o sentito in qualche film. Chi è un po’ più avanti negli anni avrà forse vissuto l’epoca in cui a scuola si studiava ancora il francese come lingua straniera d’elezione. Il francese era la lingua della diplomazia, del diritto internazionale, delle élites culturali. Parlarlo correttamente era sinonimo di educazione e savoir faire. Chi come me invece si è seduto tra i banchi di scuola quando l’inglese aveva già preso il sopravvento, del francese non ha acquisito che qualche parola alla TV. Così in molti siamo cresciuti dichiarando un’ambigua identità ‘Oui, je suis Catherine Deneuve’ o sbattendo le persiane al grido di ‘Egoiste’.

L’italiano ha mantenuto in realtà molti francesismi e in rete se ne trovano elenchi completi e interessanti. Fa sempre molto chic tirare fuori una citazione così… toutcourt, o d’emblée, magari per fare delle avances ad una femme fatale cercando di impressionarla con commenti sulle ultime avant-gardes del cinema d’essai.

Le trappole però sono tante, tra ‘false-friends’ (o faux-amis) e gli esilaranti falsi francesismi. E’ stato solo vivendo a Parigi di fatti che ho scoperto che diverse espressioni ‘francesi’ consolidate nel mio vocabolario in realtà francesi non sono affatto! Al contrario, suscitano nei cugini d’oltralpe incredulità e crasse risate (leggasi ‘Uhhh-là-là-là, c’est pas possible!’). Non si dice per esempio ‘fare l’en plein’ ma sono corrette le espressioni ‘faire le plein’, sottointeso di benzina, o fare qualcosa ‘en plein air’. Non esistono gli abiti prémamam ma ‘de grossesse’ e se volete concedervi la frivolezza di una stòla di chiffon vi ritroverete con in mano uno straccio da spolvero… (se non potete proprio sopravvivere cercate piuttosto una ‘étole en mousseline’).

Il luogo dove vi aspettano le peggiori figuracce è sicuramente la pasticceria. Non provate proprio a chiedere un vassoio di pasticcini ‘mignon’, o dei ‘bignè’ con crema ‘chantilly’…. Meglio entrare dopo essersi sfogliati un dizionario o con l’intenzione esprimersi a gesti. Solo col tempo scoprirete cos’è un ‘éclair’, un ‘beignet’, un ‘flan’… e solo l’esperienza vi insegnerà che il ‘Paris-Brest’ è più di una gara di ciclismo e che ordinando un ‘gateau’ non otterrete una pietanza a base di patate, mozzarella e prosciutto.

In conclusione, come ci ha insegnato un grande autore ‘tranchant’ come Wilde ‘A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che parlare e togliere ogni dubbio’.

Voilà.

 

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