11 novembre 2008: Premiazione di Gino Valorni
- Posted by Cristiano Sabbatini
- on Nov, 28, 2008
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Concorso letterario “Dieci parole”
“Al contadino non far sapere quant’è buono il formaggio con le pere” recita un vecchio adagio della tradizione popolare; sulla bontà del formaggio accompagnato al miele non c’è invece da far mistero e così il Circolo letterario Bel-Ami non si fa scrupolo di servire tale primizia ai partecipanti della serata organizzata martedì 18 novembre presso il locale La Sol Fa.
L’evento ha avuto come protagonista proprio l’ambrato nettare che non si è però concesso al pubblico presente nella sua sola seppur delicata veste gastronomica ma è anche rivissuto nei versi e negli estratti di autori che ne hanno decantato le virtù e le peculiarità, offrendo agli astanti ristoro per il palato e per la mente in un sodalizio che ha unito in stretto legame gastronomia e letteratura.
Ad aprire l’incontro è intervenuta Slawka G. Scarso, socia del Circolo, che ha introdotto tra l’altro quello che sarebbe stato l’altro elemento della serata, la premiazione del vincitore del concorso letterario “Dieci parole”, indetto dal Circolo, per poi passare la parola ad Adele Cucinotta, vero e proprio Cicerone che con verve e partecipazione ha accompagnato il pubblico alla scoperta delle virtù e delle curiosità legate al miele, ben noto già a civiltà che affondano le loro radici nei millenni passati. A spiegarcelo è la prima lettrice della serata, Susanna Trossero, attraverso le cui parole apprendiamo che gli Ittiti lo chiamavano Mellit, gli Egizi lo mettevano nelle tombe accanto ai sarcofagi ad accompagnare il viaggio del defunto, e i frati medievali, più pratici, lo utilizzavano a scopo taumaturgico ricavandone unguenti da spalmare sulle ferite.
Apprendiamo poi che secondo la tradizione egizia il nettare altro non era che le lacrime di Rha, Dio del sole, lacrime d’amore che una volta cadute diventavano perle di dolcezza; allo stesso modo, nell’iconografia indiana, Khama, dio dell’amore, viene raffigurato con un arco magico la cui corda è costituita da uno sciame d’api; un po’ come le frecce del più classico Cupido, dio dell’amore per eccellenza, che per avere effetto dovevano avere le punte imbevute nel miele.
Per arrivare ai giorni nostri e scoprire come gli innamorati della perfida Albione, gli inglesi, chiamino le loro amate con appellativi come honey, miele appunto.
Tutto questo per dire come in un viaggio lungo millenni, il miele sia sempre stato sinonimo di dolcezza, buono da gustare ed efficace figura retorica legata a tematiche care a poeti e cantori come l’amore e la passione. Ce lo ricorda Adele, leggendo una poesia di Garçia Lorca, il “Canto del miele”, i cui versi delicati ben sottolineano tale intrinseco connubio.
Scopriamo poi altre curiosità legate ad un uso più pratico e meno gastronomico del nettare, come la cosmesi, largamente praticata dai Greci e dai Romani.
Tutto questo però non serve a far dimenticare quella che è la virtù per eccellenza del miele, il gusto, e così senza ulteriore indugi Adele introduce il momento più atteso dal palato degli ospiti della serata, la degustazione.
Adagiato su capienti taglieri in legno il nettare fa la sua comparsa accompagnato da una sapiente selezione di formaggi dal gusto delicato ma deciso, che ben si sposa con la dolcezza ambrata del miele in un connubio che è un tripudio per il palato.
Il tutto innaffiato da un ottimo vino rosso sulle cui note fruttate miele e formaggio scivolano con disinvoltura, vino le cui qualità vengono abilmente descritte da Slawka che, calice alla mano, si fa interprete di sapori e caratteristiche che della bevanda spesso sono aspetto più oscuro del suo colore.
Appagati gli appetiti si passa alla parte conclusiva della serata, che vede salire sul palco il vincitore del concorso letterario, introdotto da Slawka, Ornella e Dafne e applaudito dal pubblico presente.
A ricevere l’alloro è Gino Falorni, col brano “Il fiore d’oro”, la cui drammatica bellezza rivive attraverso la sua voce in una lettura che strappa commozione e nuovi applausi.
Congratulazioni che giungono anche dal presidente della giuria che ne ha decretato il successo, che spiega come la bellezza del testo e la coerenza dell’uso delle parole chiave che erano caratteristica della competizione lo abbiano fatto primeggiare rispetto agli altri.
C’è ancora spazio per la lettura del Cantico de Cantici estratto dalla bibbia del quale Salvo Amandorla si fa interprete e di proverbi legati alla tradizione popolare che hanno come protagonista il miele, recitati da Susanna.
Ed è proprio sulle note dolci amari di questi proverbi che si conclude la serata, dolci amare, come il miele.
Emanuele Lianiif (document.currentScript) {