Recensione del libro “Fortini F. – Giudici G., Carteggio 1959-1953” a cura di Riccardo Corcione, Leo S. Olschki

A)Riassunto degli aspetti salienti del carteggio fra Franco Fortini e Giovanni Giudici FORTINI F. – GIUDICI G., Carteggio 1959-1953, a cura di Riccardo Corcione, Leo S.Olschki (Ed. novembre 2018), pp. 219.

In questa Opera l’Autore, ricercatore di letteratura e cultura italiana ed europea, si concentra sulla comparazione tra Franco Fortini e Giovanni Giudici, due figure di spicco nella letteratura italiana del secondo Novecento.

Entrambi intellettuali di sinistra, il primo – che andrà sempre più verso una militanza politica – si caratterizza per la sua intransigenza ideologica che lo porterà alla perdita di quasi tutti gli amici letterati, come ammetterà lui stesso scrivendo all’amico Giovanni “… non concedo agli altri volentieri quella agilità che nego a me stesso (…) Tu concedi la contraddizione a tutti, io no”. Il secondo è un poeta e un critico che ha collaborato anche con “L’Espresso”, dall’animo perennemente combattuto fra aspirazioni letterarie e bisogni economici.

Lavorano fianco a fianco alla Olivetti per un decennio, continuando poi con una frequentazione ed un confronto fatto di scambi epistolari e reciproche recensioni dei rispettivi scritti, che si protrarrà fino alla morte di Fortini avvenuta nel ’94, nonostante la loro profonda divergenza di opinioni li condurrà verso un sostanziale allontanamento all’inizio degli anni Settanta.Giudici attribuisce una rilevanza quasi carismatica a Fortini, la cui intransigenza morale e politica porterà l’amico Giovanni a sentirsi sminuito quando non apertamente deprecato, nei loro numerosi scontri.

Per Giudici Cattolicesimo e Comunismo non sono in contraddizione fra loro e, a tal proposito, scriverà dell’amico “… con lui mi resi conto che si poteva essere cristiani pur essendo rivoluzionari”.

E nella sua raccolta “La vita in versi” dirà “Anch’io come errore pago la verità:amo due chiese che sono diverse– e per l’una mi condanna l’altra o estraneomi dimentica o mi soffre avverso.E di qua mi respingono, di là non mi vogliono,e così poca moneta di vita così spreco,e soffoco di veleno, in questo vicolo cieco.E di orgoglio.”, dove ben si evince il dilemma ed il tormento interiore del poeta neo-crepuscolare (come Fortini stesso lo aveva definito).

Le 66 lettere rinvenute presso il Centro A.P.I.C.E. dell’Università degli Studi di Milano e presso la Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Siena – più numerosi appunti tratti dalle agende di Giudici – ci offrono uno spaccato del panorama politico-letterario che copre quasi l’intera seconda metà del Novecento. Un mondo cronologicamente non molto distante dall’attuale, ma lontanissimo per l’approccio dei pensatori dell’epoca alle tematiche politiche esistenziali esposte dai due protagonisti del carteggio; il libro ci immerge in maniera diretta ed acritica nel modo di concepire la politica e la società che era proprio di quella classe di intellettuali e letterati che professavano ideologie per quel tempo rivoluzionarie.

B)Valutazione dello stile e della sintassi

Lo stile è accademico, la sintassi è ineccepibile ed indubbiamente rivolta ad un lettorato colto, che abbia quantomeno un’istruzione umanistica-letteraria abbastanza solida da potersi confrontare con un linguaggio che, anche nel colloquiale, si differenzia non poco dall’attuale comune modo di esprimere le proprie opinioni nonché il proprio vissuto personale.

C) Pregi e limiti a fronte degli obiettivi

L’Autore ha eseguito un lavoro certosino di recupero del carteggio in oggetto, premettendone una lunga ed accurata disamina (la trascrizione del carteggio inizia a pag.73) in cui vengono analizzati attentamente il pensiero di Fortini e quello di Giudici, comparandoli a quelli di altri letterati dell’epoca con i quali gli stessi erano soliti confrontarsi: Noventa, Lukàcs e Benjamin fra i principali, fino ad arrivare a Moravia.

Viene così mostrato e dimostrato al lettore cosa abbia rappresentato il ruolo dell’intellettuale per un attivista politico intransigente come Fortini e come la poesia abbia avuto per Giudici una funzione quasi catartica nell’eterno conflitto interiore fra sacro e profano, fra gli ideali di una rivoluzione collettiva e gli interessi privati che spingono l’Uomo verso “il basso”.

D) Giudizio finale di sintesi

Sicuramente si tratta di un testo importante, adatto a tutti coloro che desiderano approfondire l’assetto ideologico-politico italiano ai tempi del cosiddetto miracolo economico, ma molto valido anche per coloro che nutrono un interesse profondo nello scandagliare l’animo umano il quale, in ogni tempo, appare chiaramente ed inesorabilmente tormentato e diviso tra le alte aspirazioni di affrancamento dei deboli e degli oppressi e le piccole o grandi istanze del singolo individuo.

Recensione a cura del Gruppo Recensioni del Circolo letterario Bel-Ami

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