L’Etat des Lieux

Altra imprescindibile esperienza di vita. Quando finalmente, dopo tante fatiche e frustrazioni, si è trovato l’appartamento che diverrà la propria tana, bisogna superare un’ultima tappa prima della vittoria finale: il temuto ‘Etat des lieux’.

In pratica all’atto della firma del contratto e della consegna delle chiavi, è richiesto un ‘giro di ricognizione’ dell’appartamento con documenti da riempire e siglare (che novità sconcertante) e un servizio fotografico da realizzare per immortalare ogni dettaglio. Se l’appartamento è nuovo, appena costruito o ristrutturato, tanto meglio: non ci vorrà molto per annotare che tutto è in ottimo stato. Se l’appartamento è vecchiotto, ci vorrà un po’ di tempo. Un bel po’ di tempo. Molto dipenderà dal grado di pignoleria delle persone con le quali si ha a che fare, se il grado è alto, potrebbe derivarne un’esperienza surreale. Lo Sherlock Holmes delle tracce, l’Agata Christie delle macchie, il Poirot delle crepe, dovranno fotografare, descrivere e repertoriare ogni minimo difetto, provare ogni maniglia, ogni rubinetto, ogni interruttore. Anche il livello di pulizia è importante, dagli zoccoletti alle mattonelle, dai pavimenti ai soffitti.

Se l’appartamento è arredato, si può dire direttamente addio al proprio pomeriggio. Ci vogliono ore per catalogare scrupolosamente ogni elemento. Non sono i mobili a porre il problema, sono i complementi d’arredo, gli utensili, le varie. La cucina diventa così un incubo perché si contano le forchette, i bicchieri, i piatti, le pentole con tanto di coperchi e tutto ciò che sia presente, anche solo accidentalmente lasciato dall’inquilino precedente. Il sottoscritto ha ereditato così vecchi vasetti in vetro dello yogurt, portacenere di coccio, piatti sbeccati, ma anche mollette, cancelleria, e residui di detersivo.

L’importante è capire che l’Etat des lieux è una celebrazione dicotomica. Sì, perché così come la si rispetta all’ingresso nell’appartamento, così la si ripete quando lo si lascia. Documenti alla mano, si verificano i segni del tempo, dell’usura, dello sporco difficile. Si certifica che il tavolo di marmo e l’armadio a muro non siano stati trafugati, che i cucchiaini da tè siano ancora tutti presenti, che non si voglia portar via un sottopentola come souvenir.

Qui si annida il trappolone della vicenda. Ogni nuovo difetto, ogni imperfezione o mancanza può costare al malcapitato di turno una discreta somma in risarcimento, debitamente trattenuta dalla cauzione, la quale consta normalmente di due mensilità. La cauzione, ad ogni modo, non potrà mai e poi mai essere utilizzata per pagare gli ultimi affitti e sarà restituita entro tre mesi dall’uscita dall’appartamento, affinché i proprietari abbiano eventualmente la possibilità di pagare conti e bollette insoluti.

Dopo tutte queste divertentissime peripezie, comincia finalmente il proprio soggiorno nella capitale.
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