11 marzo 2008: Reading di poesie

Ceneri metropolitane, scorie sociali… lo scarto inteso in modo ambivalente. Unità biologica non integrata o rifiuto urbano. Smaltimenti ideologici e discarica dell’animo.

Si è svolto l’11 Marzo il primo di un ciclo di incontri previsti presso la libreria “Il Mattone”, in Via Bresadola 14 a Roma, dedicati ad un tema espresso in versi che sarà differente per ogni appuntamento.
Il Circolo sigla tale iniziativa per avvicinarci intimamente all’arte della poesia, per emancipare le piccole cose dalla quotidianità e renderle un soggetto estetico unico.
Perché la poesia dà voce e corpo alla parte più profonda del “sé”, incasellandola in una forma compiuta, perché intende il linguaggio del muto ed esalta la capacità di ascoltare e sognare; perché “felice è chi lancia i pensieri”. Per tutti questi motivi intendiamo compiere questo percorso estetico, attraverso la rilettura dei classici e con autori contemporanei, ospiti dei reading,che si esibiscono con i nostri soci.
Soggetto di questo appuntamento lo scarto, il rifiuto nei suoi molteplici significati. Otto autori si sono cimentati nell’interpretazione del concetto, sviscerandone un aspetto differente, ognuno con uno stile proprio ma in una cornice complessivamente armonica.
Tra ceneri urbane e discariche dell’animo la contemporaneità ci attraversa lasciando un segno tangibile e cancellando il non utilizzabile, al quale ci proponiamo di conferire nuova vita.
Il reading è stato introdotto da Francesca Targa, che con la consueta spigliatezza è stata molto brava a dare ritmo alla serata, con un coinvolgimento emotivo che ha avuto una buona presa sul pubblico. Gli autori si sono esibiti in coppie e sono stati annunciati da una breve biografia.
La prima autrice ad esibirsi è stata Raffaella Lanzetta, che con “Città mia” esprime con grande pathos un problema molto attuale, quale lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Sembrava quasi di sentirlo “il puzzo di resti infamanti della nostra vita” A Seguire Ugo Magnanti, intende per scarto un componimento che non può essere inserito in alcun altra raccolta, un qualcosa di non consonante, in “Problema” , “Il cucchiaio” e “Aprile mese latente”; in questo caso il sonetto è considerato uno scarto perché forma estetica anacronistica.
La seconda coppia che si avvicenda è formata da Marica Recchiudi alias Lady M, e Pietro Mattoni. La prima incentra la sua riflessione sulla conoscenza, nel componimento “Io odio Ulisse”, e sulla nostra anemica società in “Ballata de li sopravvissuti”. Questo testo, recitato in dialetto romanesco sa essere ironico ma anche critico.
Pietro concepisce lo scarto come coloro i quali sono esclusi dalla massa, “Ultime dal sottobosco” e “ Il circolo della bottiglia bianca” vertono a dare risalto e visibilità agli esclusi, “ i fantasmi scacciati da altri fantasmi”. Lodevoli entrambi i componimenti.
A seguire Francesca Maria Spinello scrive “L’amante segreta” arricchendo il nostro tema di una nuova interpretazione, tutta contemporanea: l’amore usa e getta conferisce al sentimento un valore solo nella sua possibilità di utilizzo, ma fa presto a diventare scarto. Molto bella e autentica la capacità di emozionarsi nel comunicarci il frutto della sua riflessione.
Fabrizio Rasori con “Occasioni disperse” e “ Il dono” mostra uno stile musicale; l’accuratezza del vocabolo si pone in un contesto pregno di significati.
L’ultima coppia, formata da Iago e Luca Pietrosanti si alterna in più brani sul “palcoscenico”dando un brio particolare al concludersi della serata. La libertà del verso di Iago si contrappone alla “Metrica” di Luca che ricorda quando il verso “rifiutato è un triste accapo prigioniero…”
Conclude la serata Francesca Targa salutandoci con la poesia “Er Netturbino”. L’utilizzo del dialetto conferisce il senso di autenticità alla soggettiva di questo anziano netturbino romano.
Bravi tutti i poeti a coinvolgere i partecipanti introducendo i testi e conferendo così una chiave di lettura inedita e la possibilità di contestualizzare i versi. La buona alternanza ha ottenuto come risultato l’attenzione e il gradimento degli ascoltatori; ha inoltre rispecchiato lo spirito di polifonia del Bel-ami.

Giulia Magliozzi